Per chi ha lavorato, anche per brevi periodi, in un ufficio durante la sua vita sa benissimo che l'aria presente al suo interno, soprattutto durante i mesi freddi, è spesso stagnante o "viziata" come si usa dire.Per non fare un torto ai colleghi che sentono freddo infatti non si aprono spesso le finestre.Durante i mesi estivi invece le finestre vengono aperte più spesso e l'aria circola maggiormente.Quest'aria "viziata" dell'ufficio però influisce negativamente sulla qualità del lavoro, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives,
Il limite per l'anidride carbonica ( CO2 ) presente in una stanza chiusa considerato non dannoso è di 5.000 parti per milione ( ppm ), anche se i limiti di legge lo fissano a 1.500.I ricercatori hanno sottoposto ad un test 24 persone, testando le loro performance in tre differenti ambienti di lavoro con 550 ppm, 945 ppm e 1.400 ppm di CO2 presente.E' emerso che le persone che lavoravano con 945 ppm hanno avuto punteggi in media del 15% inferiori rispetto a quelle che hanno lavorato con 550 ppm, mentre a 1.400 ppm la riduzione è risultata del 50%.
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