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mercoledì 13 gennaio 2016

L'aria "viziata" dell'ufficio influisce sulla qualità del lavoro


Per chi ha lavorato, anche per brevi periodi, in un ufficio durante la sua vita sa benissimo che l'aria presente al suo interno, soprattutto durante i mesi freddi, è spesso stagnante o "viziata" come si usa dire.Per non fare un torto ai colleghi che sentono freddo infatti non si aprono spesso le finestre.Durante i mesi estivi invece le finestre vengono aperte più spesso e l'aria circola maggiormente.Quest'aria "viziata" dell'ufficio però influisce negativamente sulla qualità del lavoro, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, 

Il limite per l'anidride carbonica ( CO2 ) presente in una stanza chiusa considerato non dannoso è di 5.000 parti per milione ( ppm ), anche se i limiti di legge lo fissano a 1.500.I ricercatori hanno sottoposto ad un test 24 persone, testando le loro performance in tre differenti ambienti di lavoro con 550 ppm, 945 ppm e 1.400 ppm di CO2 presente.E' emerso che le persone che lavoravano con 945 ppm hanno avuto punteggi in media del 15% inferiori rispetto a quelle che hanno lavorato con 550 ppm, mentre a 1.400 ppm la riduzione è risultata del 50%.

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